L'artrite reumatoide (AR) è una flogosi cronica che interessa soprattutto le articolazioni a partire da quelle, minori, di mani, piedi, caviglie, polsi e ginocchia fino ad estendersi, più raramente, a quelle di gomiti, dorso e rachide.
La sua incidenza è maggiore sulle articolazioni diartrodiali (o sinodiali), ossia su quelle che collegano ossa spaziate da un'incavatura. Anche se colpite più sporadicamente, non sono esenti dall'infiammazione parti interne dell'organismo come muscolo cardiaco, polmoni (fibrosi, pleurite e formazione di nodoli), reni, sistema neurologico e globi oculari (sclerite ed uveite).
L'AR è, dunque, una poliartrite che agisce per lo più simmetricamente e ad ampio raggio, provocando una significativa riduzione della funzionalità articolare, detta anchilosi, che può giungere al totale annientamento.
Gli indici rivelatori dell'AR sono i seguenti:
L'artrite reumatoide può colpire anche i tendini, dando vita a fenomeni di flessione ed iperestensione delle giunture situate tra le falangi. Essendo l'artrite reumatoide una patologia "sistemica", che interessa l'organismo nel suo insieme, essa può dar luogo a manifestazioni che trascendono la dimensione locale, quali:
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La patologia può dar luogo, specificamente se ad uno stadio avanzato, a complicazioni quali riduzione di consistenza accompagnata a fragilità delle ossa, nota come "osteoporosi", e β-fibrillosi. Quest'ultima patologia consiste nell'accumulo, al di fuori delle cellule, di sostanze proteiche non solubili chiamate "amiloidi".
I danni prodotti dalla malattia possono essere tali da comportare la dichiarazione di invalidità: circa 1/3 dei casi a cui, in Italia, si è riconosciuto il diritto alla relativa pensione sono dovuti ad artrite reumatoide. Agli effetti dell'artrite reumatoide può altresì conseguire una non trascurabile riduzione dell'aspettativa di vita.
Lo sviluppo dell'artrite reumatoide è dovuto ad un'anomalia del meccanismo immunitario che provoca reazioni distruttive che si rivolgono, in special modo, nei confronti delle membrane sinoviali. Queste ultime, la cui definizione deriva dal corrispondente latino di "uovo", sono sottili tessuti costituenti il rivestimento più esterno delle articolazioni. Ne consegue un anomalo aumento della mole delle sinovie a seguito dell'incremento di volume e/o di quantità delle cellule da cui sono costituite (ipertrofia e/o iperplasia).
Le cause dell'AR sono tuttora in massima parte ignote. Tuttavia, pare accertato che all'origine di questa patologia autoimmune ci sia il concorso di un fattore genetico che determina la predisposizione alla malattia e ne condiziona la virulenza. Si ipotizza altresì, nella genesi dell'AR, il contributo dell'azione di microrganismi quali virus e batteri ma le ricerche condotte, tra gli altri, sul batterio della tubercolosi non hanno dato ad oggi risultati definitivi.
Lo stesso dicasi per gli studi sui microrganismi responsabili della produzione dei cosiddetti "superantigeni", elementi molecolari che interagiscono negativamente col sistema immunitario, provocandone reazioni smisurate ed anomale. Vi è che sostiene che tra le cause dell'artrite reumatoide possano esservi anche intolleranze alimentari.
Infine, si ritiene unanimemente che il fumo sia suscettibile di agevolare l'insorgenza della malattia.
Sono state individuate 4 forme di artrite reumatoide che presentano, ciascuna, peculiarità connesse a complicanze conseguenti alla patologia in questione.
Tra le complicazioni dell'artrite reumatoide, atte a generare vere e proprie sindromi correlate, vi sono quelle polmonari: all'AR può conseguire insufficienza respiratoria dovuta all'accumulo, nei polmoni, di polveri di diversa natura, per lo più di carbone ma anche di asbesto e silice.
Tosse e fiato corto ne sono indici rivelatori. Infine si parla, in caso di particolare virulenza della malattia, di Artrite Reumatoide "Maligna". Quest'ultima variante comporta, oltre ad una consistente corrosione delle ossa, l'insorgenza di estese infiammazioni dei vasi sanguigni (vasculite).
L'AR fa la sua prima comparsa, in genere, tra i 40 ed i 55 anni, ma può colpire soggetti di qualsiasi età: ne esiste anche una forma "giovanile", che non risparmia i bambini. L'incidenza sulle donne è maggiore, rispetto agli uomini, in proporzione di 3/4 a 1/4. Le prime, in base a studi epidemiologici congiunti dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici e dell'Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna), possono essere soggette ad artrosi reumatoide già dal trentacinquesimo anno d'età.
La generale diffusione della malattia interessa percentuali ancora moderate delle popolazioni dei paesi industrializzati, mentre si sono riscontrate frequenze più elevate, per esempio, tra taluni indigeni d'America. Il numero globale dei casi accertati di AR si aggira intorno ai 20 milioni, mentre quelli rilevati nel nostro pase oscillano intorno ai 400.000.
In base a previsioni effettuate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità tali cifre sono, purtroppo, destinate ad aumentare a seguito del progressivo invecchiamento delle popolazioni.
Si è unanimemente compreso che il tempestivo accertamento dell'insorgenza della patologia è di importanza fondamentale. Solo una diagnosi precoce consente, infatti, di intervenire prontamente per inibire gli effetti dannosi dell'AR che si producono, in massima parte ed irreparabilmente, nei primi 6 mesi della malattia.
Nondimeno, l'effettuazione di una diagnosi immediata incontra difficoltà dovute alla variabilità del graduale decorso della malattia che, seppur raramente, può anche interrompersi. É dunque assolutamente necessario non sottovalutarne, fin dall'inizio, i sintomi e richiedere immediatamente l'intervento congiunto di medico di base e specialisti. Il primo darà il suo prezioso contributo con una prima lettura dei segnali indicatori indirizzando, se del caso, verso il reumatologo.
A questi spetta la verifica della diagnosi e, in ipotesi di esito positivo, la predisposizione della terapia più idonea. I mezzi diagnostici consistono, principalmente, in esami radiografici e risonanza magnetica.
Il progressivo perfezionamento dell'esame ecografico, infine, sta rendendo quest'ulteriore strumento sempre più efficace nella pronta individuazione dei segnali dell'artrite reumatoide, consentendo un'osservazione dinamica delle giunture ed un approfondita analisi delle fibre muscolari.
Ferma restando la necessità di valutare dati genetici e "curriculum" sanitario per consentire, eventualmente, una diagnosi precoce, si possono posticipare e limitare gli effetti dell'AR con alimentazione ed esercizio fisico appropriati. É stato dimostrato che l'olio di pesce ha un efficace effetto antinfiammatorio. Esso è contenuto, principalmente, nei pesci ricchi di grassi come sgombro, salmone, triglia e capitone, e in quelli con carni bianche tra cui merluzzo, nasello, sogliola e orata.
É possibile assumere l'olio tramite appositi integratori, da usare regolarmente e con costanza. Un altro alimento idoneo a contrastare l'infiammazione è l'olio di rapunzia che, come quello di pesce, è disponibile sotto forma di integratore ed inizia a manifestare effetti benefici dopo alcuni mesi dall'inizio dell'assunzione. Può essere utilizzato unitamente al primo, salvi gli eventuali incrementi di peso che potrebbero derivare dall'eccesso di calorie: è altresì importante, per limitare le ripercussioni dell'AR sulla motilità, ridurre il più possibile il peso in eccesso.
Vi sono, di contro, alimenti suscettibili di favorire la malattia. Tra questi si segnalano latte e formaggi, glutine, caffè, agrumi, cereali raffinati e derivati e carne bovina. Ferma restando l'opportunità di rivolgersi ad uno specialista per la prescrizione di una dieta personalizzata, l'alimentazione di massima per chi è soggetto ad artrite reumatoide include pane e pasta, verdura e frutta fresca, fibre, pesce e cereali non raffinati.
Richiede, al contrario, un limitato apporto di sale, zuccheri e acidi grassi saturi. Inoltre è fondamentale lo svolgimento di un'attività fisica costante e mirata calibrata in base alle specificità personali, quali età e curriculum sanitario.
Sebbene l'artrite reumatoide non sia ancora debellabile, è attualmente possibile intervenire afficacemente per inibirne o rallentarne il decorso grazie ai recenti farmaci biotecnologici, destinati a subentrare ai precedenti farmaci antireumatici, tra cui Ciclosporina, Salazopirina e Methotrexate. Essendo l'azione dei farmaci biologici circoscritta alle unità cellulari malate, questi medicinali presentano effetti indesiderati contenuti. Tra gli ultimi ritrovati citiamo Roactemra, assai efficace in caso di anemia, Orencia, e Cimzia.
Cortisonici ed antidolorifici, quali farmaci corticosteroidi e fans, vengono somministrati per il trattamento dei sintomi ma non agiscono sulla malattia. Parte integrante della terapia per contrastare l'artrite reumatoide è la pratica di una fitness specifica e personalizzata, programmata da professionisti del settore, che includa pratiche di mobilità giunturale, stretching, esercizi respiratori e cardiofitness.
Completano il quadro terapeutico le sedute di fisioterapia e, ove necessari, gli interventi di chirurgia ortopedica.
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