La depressione è un disturbo dell'umore tra i più diffusi nella popolazione e si stima che almeno 1 persona su 6 ne soffrirà per almeno un periodo della propria vita. La patologia, da non confondere con il cattivo umore, la scontrosità o la timidezza, è definita depressione clinica, e si protrae anche per anni nella vita di una persona.
Questo disturbo crea in una persona un umore nero per più giorni consecutivi, fa perdere interesse per tutto ciò che la circonda e spesso fa perdere persino la voglia di uscire di casa o di portare avanti le più semplici attività quotidiane, come la spesa o le pratiche igieniche. In queste condizioni avere una buona qualità della vita è piuttosto difficile, è fondamentale intervenire subito con una cura adatta.
Ma come si individua la depressione e quali sono i metodi di trattamento più efficaci? Scopriamolo subito.
Come riconoscere la depressione su sé stessi o su un caro vicino a noi? Uno dei sintomi più importanti è l'anedonia, cioè l'affaticamento e la mancanza di energie. Anche la demotivazione e la carenza affettiva nei confronti delle persone, anche le più care, è un altro sintomo allarmante: se la persona in questione non vuole avere rapporti affettivi nemmeno con il coniuge, i figli o con le persone più vicine, potrebbe essere un allarme particolare per approfondire la questione della depressione. Dal punto di vista fisico, un'eccessiva modifica della struttura corporea può essere un segnale allarmante: la persona clinicamente depressa, infatti, può andare incontro ad un dimagrimento preoccupante, o ad un ingrasso veloce ed insano.
Spesso, infatti, la depressione investe anche la sfera del cibo, ed i disturbi alimentari sono i primi a comparire. La persona depressa potrebbe sentirsi troppo brutta, o grassa, fuori forma e non conforme ai canoni di bellezza che crede vigano in modo indiscutibile nel mondo, e quindi smettere praticamente di mangiare, o comunque mangiare pochissimo e male. Dall'altro capo del filo, una persona fortemente depressa e che si sente incompresa da tutto e da tutti potrebbe percepire il cibo come un rifugio, come 'l'unico che la capisce e che non giudica', e quindi mangiare in maniera smodata mettendo a repentaglio la propria salute ed andando incontro ad obesità.
Altri sintomi fisici che però potrebbero mettere in allarme sono l'indolenzimento delle articolazioni, e, soprattutto nelle donne dall'età della menopausa in poi, la comparsa accelerata di vene varicose. La persona depressa, infatti, tende a non voler uscire di casa, e con questo limita praticamente al minimo qualsiasi attività motoria, se pur moderata, che prima invece portava a termine. Questo implica che le giunture, soprattutto delle gambe, ne risentono perché non vengono quasi mai messe in movimento, e la circolazione è in pericolo, provocando un ristagno di sangue e con esso l'aumento del rischio di trombosi o ictus. Un altro sintomo della depressione è la scarsa igiene personale, come abbiamo spiegato in un articolo precedente.
Questi segnali dovrebbero mettere in allarme famiglia, amici e chiunque conviva con la persona depressa. Per risolvere la situazione occorre innanzitutto individuare la cause del disturbo.
La depressione clinica può avere molteplici cause, non tutte immediatamente riconoscibili come tali. Intanto, c' da dire che la depressione può essere legata a due principali macroaree di cause, ovvero i fattori biologici e quelli psicologici. La depressione legata a fattori biologici si manifesta in soggetti clinicamente più 'predisposti' a sviluppare questo tipo di disturbo, ma se si è biologicamente adatti non significa che necessariamente il disturbo verrà sviluppato. Il paziente, infatti, può essere anche un 'portatore sano' di rischio, cioè essere sulla carta predisposto alla depressione ma di fatto non sperimentarla mai.
Al contrario, alcuni fattori tipici che scatenano la depressione possono essere un grave lutto, un licenziamento o un problema al lavoro, una crisi familiare o un evento improvviso che scombussola gli equilibri del soggetto, che ne risente soprattutto se è psicologicamente fragile.
Anche la fine di una relazione duratura o di uno status durato molti anni (come l’essere uno studente universitario, percorso alla fine del quale c’è la laurea, e quindi la chiusura di un ciclo) può causare paura ed incertezza del domani, e quindi dare inizio ad una spirale depressiva che si conclude con la depressione clinica.
Un tipo particolare di depressione è quella post partum, della quale si parlerà nella sezione specificamente dedicata a questo disturbo.
Un capitolo a parte merita la depressione post partum o baby blues ovvero i sintomi depressivi che colgono le donne che hanno appena avuto un bambino. Secondo il Ministero della Salute, questa depressione colpisce una percentuale di mamme tra l’8 e il 12%, e generalmente si manifesta tra le 6 e l 12 settimane dopo la nascita del bambino.
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La neomamma combatte contro molti pregiudizi, tra i quali quello che vorrebbe ce le donne che hanno appena avuto un bambino debbano essere sempre felici e al massimo della forma. In realtà, i dubbi sono normalissimi, così come i momenti di tristezza, rabbia, insofferenza, insieme a quelli di gioia e serenità: essere mamme, infatti, non significa perdere tutto lo spettro emozionale che si aveva prima, per lasciare il posto soltanto ai finti sorrisi. La donna che soffre di depressione post partum si sente stanca, irritabile, e desidera spesso di stare da sola, senza per forza sentire in tutti gli istanti l’esigenza di stare attaccata al proprio bambino.
La malattia può raggiungere fasi acute, nelle quali la donna si sente incapace di adempiere al proprio ruolo di madre, specie se ha attorno a sé molte donne che sono già diventate madri (la propria madre, la suocera, sorelle, cognate, amiche o conoscenti) e sembrano crescere i propri bambini senza il minimo sforzo. Ci sono dei casi gravissimi nei quali la donna si rifiuta persino di portare a termine le più basilari pratiche per sé o per il proprio bambino, non vuole allattarlo, non vuole accudirlo e nemmeno badare a sé stessa: questi sono i momenti in cui una donna che soffre di questo disturbo ha più bisogno di aiuto, ma sono anche i momenti in cui si rifiuta in modo più categorico di chiedere la mano delle persone più vicine.
Spesso alla depressione si associa una forma d'ansia che peggiora ulteriormente la situazione portando una bella dose di angoscia nella quotidianità.
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La depressione è una patologia psicologica assolutamente curabile, e l’intervento più adeguato è la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. Lo psicoterapeuta segue da vicino il paziente, e cerca di rieducarlo a pensieri corretti e funzionali per sé e per la società, soprattutto nelle fasi più gravi della depressione. La terapia aiuta anche il paziente a guardare da vicino la propria vita, analizzandola con occhio più distaccato e prendendo coscienza del fatto che i fallimenti o i problemi non sono ‘colpa’ di nessuno, ma sono casi della vita ai quali bisogna saper reagire con lucidità per il proprio benessere.
In caso di sintomatologie più gravi, la terapia può essere associata anche all’assunzione di farmaci sedativi e rilassanti oppure antidepressivi e regolatori dell’umore, che però non vanno mai disgiunti dalla terapia, per evitare un ‘effetto fisarmonica’ di eccessivo benessere quando si è sotto farmaci e di malessere ingestibile quando l’effetto dei farmaci passa.
Esistono poi diversi rimedi fitoterapici offerti dalla natura, per esempio inducono alla calma e permettono di dormire serenamente.
Non dimentichiamo infatti che uno dei sintomi gravi che accompagna la depressione è l'insonnia!
Spesso ci si chiede se le persone siano in grado di amare ancora, se importi loro dei propri cari, dato che sembrano provare disinteresse per tutto e tutti. Se la depressione riguarda il vostro partner, sappiate che l’amore che prova per voi è assolutamente inalterato: essere depressi è uno stato della mente che riguarda il singolo, non la coppia, quindi non mettete in dubbio i suoi sentimenti per voi.
Il depresso, piuttosto, per via del senso di inadeguatezza costante che prova, potrebbe essere spinto a pensare di non essere abbastanza per il partner, di stargli/starle facendo perdere soltanto tempo accanto a sé, e di privarlo/a della sua libertà di vivere a pieno una vita felice e serena accanto ad un’altra persona. Stare vicino ad un coniuge, ma anche ad un amico o a un parente che soffre di depressione significa accettarne i tempi ed anche i silenzi o i momenti no. Forzare una persona depressa cercando di imporle uscite o svaghi che distraggano la mente significa remare contro le sue reali possibilità di guarigione: non è portando fuori una persona depressa o costringendola a non pensare alla propria condizione che la guarirete.
Insomma, occorre convivere e far sentire la propria presenza senza soffocare chi è affetto dal disturbo.
Raccomandiamo di non sottovalutare il problema ma affidarsi sempre a uno specialista che potrà dare la migliore terapia contro la depressione!
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