L’attacco di panico è una problematica che rientra nella categoria dei disturbi dell’ansia. Esso ha un’origine prettamente psicologica e se non si procede con una terapia, può avere ripercussioni anche a livello fisico. In linea generale gli attacchi di panico hanno la loro prima manifestazione in maniera del tutto improvvisa e intensa. Come si sviluppano e quali possono essere le conseguenze, estremamente negative, di questo disturbo? Lo analizziamo reperendo le sue cause, i sintomi e le terapie più efficaci!
Cos'è un attacco di panico? Come si riconosce? Questa è una domanda complessa, che necessita di una risposta esauriente e articolata. L'attacco di panico rientra nella categoria dei disturbi d'ansia. Non è possibile definirlo nello specifico perché cambia a seconda della persona che ne soffre. In via generale si manifesta nel modo seguente. In principio si avverte una forte sensazione di paura che degenera con palpitazioni, senso di soffocamento, sudorazione improvvisa, nausea, sensazione di svenimento, tremore, dolore al petto, timore di pazzia o di morte, alle quali si accompagnano improvvise vampate di calore e brividi.
Tutti i pazienti sotto esame hanno affermato che l’attacco di panico è una condizione terrificante, difficile da gestire e che provoca delle ripercussioni nella vita di tutti i giorni. Solitamente, con il passare del tempo, all’attacco di panico si associano alcune fobie quali l’agorafobia e la depressione.
La prima porta a un sempre più crescente isolamento giacché il soggetto, per evitarli, si tiene alla larga dai luoghi affollati, trova difficoltoso viaggiare in autobus o in treno, e persino gli riesce difficile prendere l’auto. Non riesce inoltre a stare in mezzo alla folla da solo o in coda al supermercato e via dicendo. In pochissimo tempo, il soggetto dipende totalmente da queste manifestazioni e inizia a modificare totalmente la sua vita in relazione agli stessi. Alla base di ogni singolo attacco di panico c’è la ricorrente e pressante paura del ripresentarsi dell’attacco stesso.
In altre parole, quando termina in disagio, il soggetto ha la costante paura che si riverifichi nuovamente, quindi vive costantemente con quest’angoscia. Ecco perché esso, con il passare del tempo, può sviluppare una certa paura nello stare in luoghi affollati o in ambienti dai quali allontanarsi risulta difficile. Il primo attacco di panico può scatenarsi in seguito a diversi episodi traumatici o cambiamenti importanti nel corso della vita:
L’incidenza degli attacchi di panico è ormai un problema diffuso. Si calcola che in Italia siano affetti da attacchi di panico saltuari e/o frequenti, dieci milioni di persone circa. Questo disturbo solitamente ha inizio verso la fine dell’età adolescenziale e con un’incidenza maggiore nelle persone di sesso femminile piuttosto che in quelle di sesso maschile.
Nonostante gli studi e le ricerche mediche si sono attivate e specializzate nel tempo (nuovi esami, metodi di studio, ricerche, tecniche di analisi etc.), gli attacchi di panico e i disturbi d’ansia non possono essere correlati a delle cause ben precise e certe. Tuttavia, sono stati collegati a due principali fattori: fisiologico e psicologico.
Lo stato d’ansia si può verificare anche in presenza di assunzione di sostanze legali o illegali, come ad esempio l’uso di corticosteroidi, cannabinoidi oppure se si è affetti da ipertiroidismo. Un altro fattore scatenante, oltre a quello fisiologico e psicologico, è quello ambientale. In altre parole, associando all’agorafobia e agli stati stressanti una condizione climatica particolare, il soggetto può sviluppare un attacco di panico. Solitamente ciò avviene in presenza di caldo pressante, umidità elevata; tutte queste, associate all’assunzione di sostanze psicoattive possono dar vita a una sensazione corporea specifica interpretata dal soggetto come disastrosa e quindi può provocare panico.
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Come abbiamo detto, i sintomi degli attacchi di panico non si manifestano tutti con la stessa intensità e in un unico attacco, anzi, alcuni soggetti possono addirittura confondere questi sintomi con quelli riconducibili ad altre malattie. Vediamo le fasi principali e la sintomatologia correlata. L’esordio è improvviso e inaspettato, l’apice si raggiunge dopo circa dieci minuti dall’inizio dell’attacco il quale ha una durata media di circa venti minuti. In quest’arco di tempo, il soggetto può manifestare alcuni dei seguenti sintomi:
Come già affermato in precedenza, questi sintomi variano da soggetto a soggetto, come anche la stessa intensità. Infatti, in alcuni soggetti sono stati riscontrati degli attacchi di panico molto frequenti (almeno una volta alla settimana) che si verificavano per qualche mese di seguito e i sintomi erano molto violenti. Altri pazienti invece, hanno avuto degli attacchi più brevi e i sintomi erano certamente meno violenti e costrittori. Infine, altri pazienti ancora sviluppano i cosiddetti attacchi paucisintomatici e cioè: i sintomi manifestati erano solo una parte e i soggetti non avevano un vero e completo attacco di panico (esordio, apice e ritorno a uno stato psico-fisico normale).
Bisogna ricordare che i sintomi talvolta vengono avvertiti come la causa di una malattia importante e mortale. Nonostante si cerchi conforto in esami diagnostici approfonditi che svelano l’assenza di una malattia, i soggetti affetti da attacchi di panico non sempre si rassicurano. Altri ancora temono che la sintomatologia dell’attacco di panico è un campanello d’allarme della pazzia o di una perdita del controllo del proprio corpo e della propria mente.
Le terapie hanno lo scopo di ridurre gradualmente la sintomatologia, e mediante una terapia cognitivo-comportamentale, gli specialisti hanno come obiettivo principale quello di far scomparire il disturbo da attacchi di panico. Quest'ultima è caratterizzata da sedute dirette da personale qualificato (come ad esempio lo psicoterapeuta) il quale interviene al fine di analizzare l'entità delle paure, farle comprendere ai propri pazienti e iniziare il percorso di guarigione dagli attacchi di panico.
Vista la complessità degli attacchi di panico, gli specialisti hanno attuato una terapia basata sia sull’assunzione di farmaci e sia sulla pratica di una terapia cognitivo-comportamentale. Quest’ultima è considerata più efficace e risolutiva del problema. Degli specialisti attuano delle sedute di psicoterapia settimanali, durante le quali medico e paziente si concentrano sulla comprensione e acquisizione di metodi personalizzati per la gestione degli attacchi e la cura degli stessi.
Parallelamente, la terapia psico-cognitiva ha l’obiettivo d’interrompere quel circolo imperfetto (panico, fobie e isolamento) che limita la vita del paziente in cura. I medici sconsigliano l’utilizzo di farmaci per la cura degli attacchi di panico senza la loro associazione a una terapia cognitivo-comportamentale. Ciò è dovuto al semplice fatto che, i farmaci non curano il panico, ma ne alleviano momentaneamente i sintomi, in secondo luogo gli stessi farmaci possono creare delle dipendenze, talvolta pesanti.
La terapia farmacologica si basa principalmente sulla somministrazione di benzodiazepine e antidepressivi.
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