Ricerca e diabete in Italia

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Il diabete rappresenta un fenomeno sempre più diffuso a livello mondiale: durante il Forum Global Changing Diabetes Leadership tenutosi a New York è stato reso noto che i soggetti diabetici, nel mondo, superano i 246 milioni. La diffusione del diabete a livello internazionale desta preoccupazione, secondo il presidente della Federazione Internazionale per il Diabete; un ruolo fondamentale in tale "epidemia", come è stata definita, lo ha avuto (e lo ha tutt'ora) il drastico e repentino mutamento dell'alimentazione dovuta anche alla diffusione di abitudini alimentari errate.

In Italia, il diabete è stato definito una patologia sociale, per la sua vasta diffusione. La percentuale dei soggetti affetti, secondo i dati forniti dall'Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO), raggiunge il 5,5% della popolazione, vale a dire circa tre milioni e settecentomila persone ricoverate, senza contare quelle che ne sono affette ma sono in grado di vivere anche senza l'assistenza ospedaliera continua; se si calcolassero anche queste ultime, si salirebbe a circa cinque milioni.

La percentuale, avvertono gli Osservatori nazionali, è in continuo aumento; la crescita negli ultimi quindici anni, a detta dell'Osservatorio Arno Diabete, è stato del 70%. Le percentuali si dimostrano preoccupanti e di grande portata.

Circa una persona su dodici nel nostro Paese è quindi interessata da questa malattia, la cui distribuzione a livello territoriale non è completamente omogenea: ne risultano più colpite le regioni meridionali, con picchi in Calabria, Umbria, Basilicata e Molise.

A rendere ancora più complessa la situazione vi è il fatto che molti italiani sottovalutino la malattia: la percezione sociale del diabete fa sì che esso venga associato solo all'alimentazione sbagliata e al peso corporeo eccessivo.

Inoltre, man mano che aumenta l'età, aumenta anche il rischio di essere colpiti dal diabete. Superati i settantacinque anni, le statistiche parlano di almeno una persona su cinque affetta. Si capisce facilmente che, aumentando di fatto la popolazione anziana, anche la diffusione del diabete aumenta. Su 100 diabetici, 80 hanno più di 65 anni, mentre 40 ne hanno più di 75; inoltre gli uomini risultano più colpiti sotto i 75 anni.

Il diabete ha inoltre un costo sociale elevato: e non solo per la ricerca, ma anche per gli strumenti e le medicine messe a disposizione di coloro che ne sono colpiti. Mediamente, ogni italiano diabetico spende circa 2.600 euro in un anno per la propria salute, mentre un altro soggetto non affetto da diabete ne spende circa la metà. Meno del 10% della spesa però è riferita ai farmaci utilizzati; una percentuale ben più vasta è spesa per curare le gravi complicanze che sono spesso associate alla malattia, come problemi e disfunzioni renali, della vista, cardiovascolari. Nonostante l'impressione che questi numeri possono suscitare, l'Italia complessivamente spende meno denaro per questa malattia rispetto ad altri paesi europei.

Vivere con il diabete, secondo la SID.

Se le statistiche parlano quindi di un aumento dei malati, vi sono però anche dei segni positivi: innanzitutto la sempre più marcata attenzione del mondo medico e scientifico nei confronti della patologia. La SID, Società Italiana di Diabetologia (che ha tenuto nel 2014 il 25° congresso sul tema), ha stanziato oltre due milioni e mezzo di euro a sostegno della ricerca, attraverso il finanziamento di progetti, borse di studio, e assegni di ricerca.

La comunità medica si prodiga inoltre per sensibilizzare anche l'opinione comune riguardo a questa malattia, e soprattutto per focalizzare l'attenzione sulle necessità di prevenire il diabete, adottando uno stile di vita sano, sia dal punto di vista alimentare che dal punto di vista del movimento fisico.

Una delle iniziative prese in considerazione è stata quella di detassare alimenti come frutta e verdura per invogliarne il consumo.
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